9 Gennaio, 2018|NEWSLETTER BVS-P|

FARSI UN’IDEA

Il disagio psichico tra contesto economico e salute globale

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L’anno che si è appena concluso sarà caratterizzato da due importanti ricorrenze che riguardano la salute: i quarant’anni della legge 833 che istituì il Servizio sanitario nazionale e della legge 180 di riforma psichiatrica. Entrambe rappresentano momenti di fondamentale importanza per la società italiana, tappe di crescita civile per il Paese. A distanza di 40 anni, pur non mettendone in discussione i principi essenziali, da parte di alcuni ambienti si sollecita una riconsiderazione della normativa o una sua “attualizzazione” che tenga conto di assetti sociali e in primo luogo economici che col tempo sono cambiati.

Con riferimento all’assistenza psichiatrica, qualsiasi programma elaborato a livello locale deve tenere conto delle azioni proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità, tra cui quelle che il rapporto sulla Salute mentale nella Regione Piemonte ha evidenziato perché particolarmente vicine alle specifiche sfide e priorità avvertite nella Regione:

  • fornire servizi di salute mentale e di supporto sociale comprensivi, integrati e capaci di rispondere a livello territoriale;
  • progettare e realizzare strategie di prevenzione e promozione della salute mentale;
  • rafforzare i sistemi informativi, le evidenze scientifiche e la ricerca nel campo della salute mentale.

L’assistenza psichiatrica è indissolubilmente legata alle politiche di tutela della cittadinanza, di integrazione e promozione di una migliore qualità di vita. Basti pensare alle evidenze di cui oggi disponiamo relativamente al rapporto tra occupazione e disagio psichico.

“We need to recognize quite how important mental health is for population health and to approach prevention and treatment with the same rigour and vigour that we apply to public health more generally.” Sir Michael Marmot

Sono state condotte numerose ricerche soprattutto successivamente all’inasprirsi della crisi economica europea, focalizzate sui contesti che maggiormente hanno sofferto. Ebbene, i risultati di questi studi lasciano pochi dubbi: l’instabilità lavorativa è associata a un’aumentata probabilità di ricorrere a psicofarmaci e, più in generale, a una maggiore incidenza di disturbi d’ansia e depressivi. Qualsiasi politica che miri a introdurre maggiore flessibilità nel mercato del lavoro – hanno concluso gli autori di uno studio italiano – dovrebbe tenere presente l’impatto sociale ed economico di questo tipo di riforma che spesso non ottengono i risultati sperati anche perché i disturbi depressivi che colpiscono i lavoratori interessati dai provvedimenti condizionano la produttività delle imprese che, in teoria, dovrebbero beneficiare delle flessibilità introdotta (Moscone et al. 2016).

Un’altra importante ricerca è stata portata avanti da diversi ricercatori italiani della ASL TO3 e del dipartimento di Sanità pubblica dell’università di Torino (Odone et al, 2017). Sono stati messi a confronto i dati di due indagini dell’Istituto nazionale italiano di statistica (ISTAT) del 2005 e del 2013: pre- e post la più recente e pesante crisi economica. L’analisi, stratificata per genere e approfondita con riferimento a fattori quali l’età e altri determinanti di salute, ha considerato le risposte di 120 mila persone coinvolte nelle due survey. L’aumento del malessere psicologico è risultato evidente, soprattutto nei giovani di sesso maschile, nelle persone straniere e in chi vive nelle Regioni meridionali.

FARSI UN’IDEA di DISAGIO PSICHICO E CONTESTO SOCIALE ED ECONOMICO
– Moscone F, Tosetti E, Vittadini G. The impact of precarious employment on mental health: The case of Italy. Social Science & Medicine 2016;158:86-95.
– Odone A, Migliardi A, Landriscina T, Gargiulo L, Costa G. The impact of the economic crisis on mental health in Italy: results from a large-scale survey. European Journal of Public Health 2015;25(suppl_3).
– Marmot M. Commentary: Mental health and public health. Int J Epidemiol 2014: 293-6.

Come in un circolo vizioso, le persone con disturbi psichici severi vedono peggiorare ulteriormente la propria condizione di vulnerabilità e di esclusione sociale (Funk et al 2010). Per questo, le politiche più efficaci pensate per ridurre le disuguaglianze dovrebbero puntare a rendere migliori le condizioni di vita di chi si vede progressivamente emarginato. Questo è soprattutto evidente sia per la popolazione anziana sia per l’infanzia: le esperienze dei primi anni di vita, infatti, in termini di esposizione ad ambienti ricchi di stimoli sociali, emozionali e cognitivi sono decisive nel favorire una salute psichica migliore così come un più soddisfacente sviluppo nel corso delle diverse fasi della vita.

In quest’ottica potrebbe essere inquadrato anche il disagio psichico dei migranti. Diversi studi epidemiologici hanno valutato l’incidenza di patologie psichiatriche gravi in queste popolazioni e il ruolo dei cosiddetti stressors nel loro determinarsi. Problemi che sono più frequenti nelle grandi aree urbane (vedi il “classico” articolo di Lewis 1992) dove sono più drammatiche le disparità socio-economiche (Mueser 2004) e dove è più percepita la condizione di rischio (De Rosa 2013).

L’elevata incidenza di psicosi nei migranti è stata definita “una tragedia di sanità pubblica” (Morgan & Hutchinson 2009) anche per le difficoltà di accesso ai servizi che contraddistinguono la vita di queste persone. A questo proposito è importante leggere alcuni passaggi del rapporto su La salute mentale nella Regione Piemonte prima citato.

“Nelle coorti giovanili oggi sono presenti in numero elevato immigrati di seconda generazione, che in numerosi studi hanno mostrato di avere un rischio circa triplo di sviluppare psicosi rispetto alla popolazione generale. Un fenomeno altrettanto noto è l’elevato numero di adozioni internazionali, che sviluppano nel tempo problemi psichiatrici significativi. L’ampia diffusione di sostanze psicotrope e di modalità di assunzione massiccia e discontinua di alcolici sono fattori causali ormai noti per lo sviluppo di psicosi. L’elevato numero di minori stranieri che giungono in Italia non accompagnati presenta in percentuali molto significative disturbi della serie post-traumatica e comportamenti eclatanti che spesso conducono al ricovero psichiatrico e successivamente all’inserimento in comunità. A fianco di questi fattori di rischio in incremento si assiste alla riduzione dei fattori protettivi, legata all’erosione del capitale sociale delle nostre comunità, collegata a denatalità, riduzione dei componenti i nuclei familiari, allentamento dei legami informali (di vicinato, parrocchia etc.), riduzione del tempo libero utilizzato in attività educative e familiari.”

Alla luce dei dati raccolti, è evidente come il problema del disagio psichico dei migranti si ponga con urgenza sia per la rilevanza sui vissuti personali, sia per le ricadute sociali e organizzative.

“In base ai dati sopra riportati ci si può attendere che, in Piemonte, i migranti che soffrono di gravi patologie psichiatriche siano circa 2.000. Anche se in termini assoluti ad oggi i numeri non sono ancora così significativi, l’impatto sui servizi sia territoriali che ospedalieri sta già assumendo una notevole rilevanza. È indispensabile avviare da subito un PDTA rivolto al paziente migrante che definisca percorsi di formazione del personale, individuazione di equipe multidisciplinari in collaborazione con i Centri Informazione Salute Immigrati e le Associazioni che si occupano di salute mentale del migrante, con modalità specifiche di presa in carico e certificative.”

FARSI UN’IDEA di DISAGIO PSICHICO E CONDIZIONI DEI MIGRANTI
– Funk M, Drew N, Freeman M, Faydi E. World Health Organization. Mental health and development: targeting people with mental health conditions as a vulnerable group. Geneve: World Health Organization. 2010.
– Lewis G, David A, Andréassson S, Allebeck P. Schizophrenia and city life. The Lancet. 1992 Jul 18;340(8812):137-40.
– Mueser KT, McGurk SR. Schizophrenia. Lancet 2004;363:2063-72.
– De Rosa C, Luciano M, Del Vecchio V, Sampogna G, Del Gaudio L, Fizzotti C, Palumbo C, Atti AR, Di Iorio G, Pinna F, Signorelli MS. Urban insecurity and fear of crime in people suffering from patients with mental disorders: Preliminary results of a multi-centric Italian study. Rivista di psichiatria. 2013;48(4):321-7.
– Morgan C, Hutchinson G. The social determinants of psychosis in migrant and ethnic minority populations: a public health tragedy. Psychological Medicine. 2010 May;40(5):705-9.