Il fenomeno della corruzione e l’integrità nella professione infermieristica
A cura di Barbara Chiapusso per IPASVI
Riempiamo questo spazio, gentilmente offertoci, per affrontare una tematica che sta particolarmente a cuore al Collegio IPASVI di Torino: la sensibilizzazione al fenomeno della corruzione in Sanità al fine di un suo reale contenimento. Nel farlo ci avvaliamo delle parole di papa Francesco quando afferma che: “Il corrotto non si accorge del suo stato di corruzione. Succede come con l’alito cattivo: difficilmente chi ha l’alito pesante se ne rende conto (…). La corruzione non è un atto ma uno stato, uno stato personale e sociale nel quale uno si abitua a vivere. I valori (o i non valori) della corruzione sono integrati in una vera cultura con capacità dottrinale, linguaggio proprio, maniera del procedere peculiare. E’ una cultura di pigmeizzazione, in quanto convoca proseliti con il fine di abbassarli al livello di complicità ammesso”[1]
Il rischio vero è racchiuso in queste poche parole: la normalizzazione della corruzione con relativa diffusione di una cultura contro-valoriale che ci rende ciechi davanti a fenomeni, più o meno conclamati, di illegalità. Nel convegno che si è tenuto il 28 ottobre scorso si è cercato di evidenziare questo pericolo a partire da una situazione riferita da una collega. Giornata qualsiasi di una sala operatoria di un nosocomio. Un medico chiede agli infermieri di allestire la sala, al termine delle sedute programmate, per un piccolo intervento chirurgico ad un suo amico che non necessita, pertanto, di registrazione. Gli infermieri, per compiacere il volere del medico, predispongono la sala e fanno accomodare l’anonimo utente. Al termine dell’intervento lo accompagnano in sala d’attesa e lo invitano ad attendere qualche minuto; in poco tempo però, l’uomo si accascia e si rende indispensabile un suo ricovero. Al di là di tutti gli aspetti procedurali non rispettati, una domanda dovrebbe lecitamente farsi spazio: “Chi era costui?”. E ancora un’altra: “perché restare soggiogati da questo permeante senso di rassegnazione all’ingiustizia”? Forse perché manca la percezione dell’entità del danno che ricade su tutti noi, cittadini, dal perpetrarsi di questi comportamenti odiosi. E peggio ancora perché non riusciamo nemmeno ad immaginare che l’anonimato, per questo cittadino, potrebbe essere d’obbligo e non una scelta … Dunque conoscere per riconoscere! Questo è il fil rouge di una formazione volta allo sviluppo di una coscienza sociale in grado di trasformare gli infermieri in sentinelle della legalità.
Forti dell’entusiasmo raccolto e del desiderio di cambiamento registrato, continueremo questo percorso di formazione-sensibilizzazione anche nel 2017. Come ha scritto Raffaele Cantone nel suo libro Il male italiano “il tempo degli alibi e delle scuse è finito da un pezzo”. Ora tocca a noi! Insieme si può.
I materiali del convegno sono disponibili sul sito dell’IPASVI
[1]Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio). Guarire dalla corruzione. Emi, Bologna 2013.